L’overtourism non è più solo una questione di affollamento: è una vera e propria invasione. Le città europee, da nord a sud, si trovano a fare i conti con un fenomeno che sta cambiando il volto delle destinazioni più amate dai viaggiatori. Il City Dna Report ha analizzato la densità turistica in 117 città europee, calcolando il rapporto tra il numero di pernottamenti e la popolazione residente. I risultati hanno evidenziato quali sono le destinazioni maggiormente esposte a questa problematica.
Lloret de Mar: il volto oscuro del turismo
In cima alla classifica dell’overtourism troviamo Lloret de Mar, località turistica spagnola che della Costa Brava ha ormai solo il nome. Qui il rapporto tra pernottamenti e residenti ha raggiunto livelli impressionanti, trasformando la città in un parco giochi a cielo aperto per milioni di turisti.
Il paesaggio urbano, una volta caratteristico, è ormai sfigurato: hotel, ristoranti e negozi di souvenir hanno preso il posto delle attività tradizionali, cancellando la vera anima della città.
Opatija e Venezia: gioielli in pericolo
Anche la Croazia non sfugge a questo destino. Opatija, città costiera dal fascino austero, si trova ora seconda in classifica. Un tempo rifugio per i ricchi turisti dell’Impero austro-ungarico, oggi è invasa da un flusso turistico che mette in ginocchio la sua identità.
E poi c’è Venezia. La Serenissima, terza in classifica, si ritrova ostaggio del turismo mordi e fuggi. Il sindaco Brugnaro ha cercato di arginare l’assalto con misure drastiche, come il biglietto d’ingresso per i visitatori giornalieri, ma la situazione resta fuori controllo. La città lagunare, un gioiello fragile e unico, rischia di crollare sotto il peso di milioni di piedi che calcano le sue calli senza sosta.
Portogallo: Lisbona e Porto a rischio implosione
Lisbona, con i suoi vicoli caratteristici e le piazze affollate, è al quarto posto di questa classifica impietosa. Il boom turistico post-pandemia ha portato la capitale portoghese al collasso, con gli abitanti che si vedono costretti a lottare per trovare alloggi accessibili. L’ascesa di piattaforme di affitti brevi ha solo peggiorato la situazione, scatenando proteste e richieste di cambiamenti radicali.
Porto segue a ruota: la seconda città del Portogallo è presa d’assalto da un numero crescente di turisti, con il risultato che la vita quotidiana diventa sempre più difficile per chi ci abita. La città, famosa per il suo vino e le sue atmosfere autentiche, si sta trasformando in un’attrazione di massa dove il locale diventa sempre più un miraggio.
Palma di Maiorca e Salisburgo: tra caos e cultura
Palma di Maiorca, simbolo del turismo di massa nelle Baleari, si piazza al sesto posto. Le sue spiagge e il suo patrimonio naturale sono presi d’assalto da turisti che trasformano l’isola in una giungla di rumore e traffico. Le proteste locali contro il turismo selvaggio sono ormai all’ordine del giorno.
Anche Salisburgo, città austriaca famosa per essere la patria di Mozart, entra nella top ten. Nonostante sia una delle capitali culturali d’Europa, anche qui il turismo ha cambiato le regole del gioco. Gli eventi musicali e i suoi monumenti storici attraggono ogni anno migliaia di visitatori, ma la pressione rischia di soffocare la sua anima culturale.
Spalato e Santiago di Compostela: mete trasformate
Spalato, ottava in classifica, è un’altra vittima dell’overtourism. Un tempo luogo di passaggio verso le isole croate, ora si trova a fronteggiare un’ondata di turisti che invade le sue strade e le sue spiagge. La città non è più un punto di transito, ma una meta in sé, con tutte le conseguenze del caso: residenti esasperati, strade intasate e servizi messi a dura prova. Al nono posto troviamo la città belga Bruges.
Infine, Santiago di Compostela chiude la lista. La città spagnola, celebre per il Cammino che porta al suo imponente santuario, è ormai un simbolo del turismo spirituale, ma anche qui l’equilibrio tra viaggiatori e abitanti è saltato. Il Cammino, un tempo percorso di riflessione e scoperta, è diventato un’autostrada per migliaia di turisti, trasformando il pellegrinaggio in un’esperienza di massa.