“Da un lato, ci sono le sentenze penali che hanno assolto con formula piena i generali dell’Aeronautica e le perizie tecniche che hanno dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che l’aereo è saltato in aria per l’esplosione di una bomba collocata nella toilette di bordo. Dall’altro lato, ci sono 35 versioni diverse di una fantomatica battaglia aerea, mai avvenuta. L’ultima di queste versioni, sposata da Giuliano Amato, da Report e dal Fatto Quotidiano, dà la colpa agli israeliani, mentre escono di scena americani, francesi, libici, marziani…”. A dirlo all’Adnkronos è l’ex ministro Carlo Giovanardi, tornando a parlare del disastro aereo di Ustica e di quanto avvenne la sera del 27 giugno del 1980, quando il Dc-9 dell’Itavia precipitò nel mar Tirreno tra le isole di Ponza e Ustica, provocando la morte di 81 persone, tra cui undici bambini e quattro membri dell’equipaggio.
Nei giorni scorsi Anthony De Lisi, fratello di Elvira e zio di Alessandra, due delle 81 vittime della strage di Ustica, ha scritto al capo dello Stato, Sergio Mattarella, chiedendo che quelle vite spezzate siano dichiarate “vittime civili a seguito di un’azione di guerra”. Perché, scrive De Lisi nella lettera al presidente della Repubblica, che nei cieli di Ustica quella notte “vi fu uno scenario di guerra che vide in maniera inconfutabile coinvolti veicoli militari di diverse Nazioni è una certezza storica che mai nessun depistaggio, interno o esterno, potrà negare”. Una tesi, ribadisce adesso Giovanardi, priva di fondamento e smentita dalle “carte finalmente desecretate e all’Archivio di Stato, a disposizione di tutti coloro che vogliano leggerle”. “Lo Stato italiano – ricorda l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – ha giustamente indennizzato ogni famiglia delle persone morte sul Dc-9 con 150mila euro. Ai padri, alle madri, ai coniugi, ai figli dei deceduti ha riconosciuto un vitalizio mensile di 2.300 euro a testa, rivalutabili, finché vivranno. Si tratta di centinaia di milioni di euro per lo Stato italiano. In più ci sono i risarcimenti della sentenza civile tra le parti che ammontano ad altri 350 milioni”.
La scorsa settimana la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione dell’indagine bis sulla strage. Una richiesta contro la quale si è opposta pure l’Associazione per la verità sul disastro aereo di Ustica, presieduta da Giuliana Cavazza e di cui fa parte anche Giovanardi. “L’associazione ha fatto opposizione formale alla richiesta di archiviazione – dice – presentando una memoria lunga 80 pagine. Noi vogliamo che siano assicurati alla giustizia i responsabili della morte di 81 persone. Invece, di correre dietro a fantasiose teorie, occorre – e siamo ancora in tempo – scoprire chi ha messo la bomba sull’aereo”. Giovanardi ricostruisce i giorni che precedettero la tragedia. “Nelle carte desecretate c’è tutta la vicenda drammatica dell’escalation di minacce palestinesi (dopo il sequestro dei missili terra-aria e l’arresto di Abu Saleh che era il referente del fronte di liberazione della Palestina, ndr) nell’autunno del 1979”.
“Arafat e Abu Abbas – ricostruisce – minacciarono una rappresaglia verso l’Italia se non fosse stato liberato Abu Saleh, cosa che non avvenne. Il mattino del 27 giugno 1980 da Beirut il colonnello Giovannone avvertì il Governo italiano dell’imminenza di un attentato. E la sera saltò in aria il Dc-9 dell’Itavia. Questi sono i fatti. L’ho detto come ministro in Parlamento e non sono mai stato smentito”. Giovanardi ha chiesto formalmente, tramite i propri avvocati, di essere ascoltato dai pm romani. “Non lo hanno mai fatto – denuncia -. Credo sia incredibile che il ministro che ha parlato in Parlamento di quanto accaduto quella notte, citando tutte le fonti, in anni e anni di inchiesta non sia mai sentito”. “Quattro anni fa – ricorda ancora Giovanardi – sono stato chiamato ufficialmente a Palazzo Chigi da Giuseppe Conte (all’epoca premier, ndr). Mi fece ricevere dal capo dei servizi e dal capo di gabinetto che mi intimarono di stare zitto, di non parlare delle carte che avevo visionato per non ledere l’interesse nazionale. Quelle carte, prima coperte dal segreto di Stato, però, sono adesso finalmente pubbliche, desecretate dai Governi Draghi e Meloni”.
L’ex ministro si dice pronto a ogni confronto. “Ovunque e con chiunque, pubblicamente, sulle cose che ho detto, tutte documentate e agli atti del Parlamento. Non certo per parlare di fantascienza, di 35 versioni diverse di una cosa mai avvenuta. Nel mondo per questo ci ridono dietro”, conclude Giovanardi. (di Rossana Lo Castro)