MILANO – Il sasso l’ha buttato l’altra sera Claudio Ranieri dopo aver sculacciato la Samp in Coppa Italia: “Se non ci riprendiamo, non si può andare a rompere le scatole a un top manager. Roma ha bisogno di un allenatore che sappia vivere le attese di una piazza importante, che non è per tutti”. Parole da dirigente in pectore, pronunciate – forse non a caso – nel giorno in cui Carlo Ancelotti, battendo per 3-0 i messicani del Pachuca nella finale di Intercontinentale, è entrato nella storia del Real Madrid diventando, con 15 titoli conquistati, l’allenatore più vincente della storia della Casa Blanca. Questo non è garanzia di lunga vita con Florentino Perez che qualche settimana fa aveva messo sulla graticola Carletto nonostante il contratto in scadenza nel 2026, un contratto rinnovato nel 2023 quando l’italiano era pesantemente corteggiato dalla Seleção, altro attore importante di questo intreccio tra Roma, Madrid, Rio de Janeiro e Leverkusen.
Xabi Alonso l’erede di Ancelotti
Già perché al Bayer c’è l’erede designato di Ancelotti, ovvero Xabi Alonso. A quelle latitudini giurano che faranno il possibile per convincerlo a restare ancora, però certi treni non passano tutti gli anni e la congiuntura astrale che lo porta a Madrid sembra ormai prossima all’allineamento anche perché Ancelotti e Florentino potrebbero comunque considerare compiuto il ciclo a fine stagione con piena soddisfazione delle parti. Nel gioco a incastri si inseriscono le parole di Ranieri (“Roma ha bisogno di un allenatore che sappia vivere le attese di una piazza importante, che non è per tutti”). L’idea del club è quella di puntare su un italiano e Ancelotti è quanto di meglio offre il pianeta del pallone anche perché nella Capitale resta amatissimo: i tifosi giallorossi lo hanno sempre applaudito da avversario e lui non ha mai negato il sogno di allenare un giorno la Roma di cui ha appesa pure la maglia nel suo ufficio a Madrid (quella iconica dei suoi tempi, con Barilla come sponsor).
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