Nel 2017, Marco Baroni ha portato il Benevento in Serie A. Nel 2022, ha riportato il Lecce in Serie A, vincendo il campionato, exploit firmato dalla squadra salentina per la seconda volta nella sua storia. Nel 2023, ha mantenuto il Lecce in Serie A. Nel 2024, primo semestre, ha salvato il Verona dalla retrocessione in B, nonostante in gennaio, per esigenze societarie di bilancio avesse visto partire quindici giocatori e arrivarne dieci, dovendo così formare ex novo un’altra squadra. Nel 2024, secondo semestre, ha costruito l’EuroLazio, capolista del girone unico di Europa League (5 vittorie, l’ultima delle quali in casa dell’Ajax; 1 pareggio, 14 gol fatti, 3 subiti) insieme con l’Athletic BIlbao; è in piena bagarre scudetto ai vertici del campionato (10 vittorie, 4 pareggi, 1 sconfitta; 30 gol fatti, 17 subiti); si è qualificata ai quarti di finale di Coppa Italia dopo avere eliminato il Napoli, sconfitto all’Olimpico e battuto di nuovo nel massimo torneo quattro giorni più tardi, al Maradona, cambiando la formazione per nove undicesimi. Operazione ripetuta proprio negli stessi termini con successo, giovedì scorso alla Johan Cruijff Arena (anche alla faccia della sindaca di Amsterdam che aveva scandalosamente vietato la trasferta ai tifosi biancocelesti, all’evidente scopo di rifarsi un’immagine internazionale dopo l’ignobile caccia all’ebreo scatenata da criminali olandesi nella notte fra il 7 e l’8 novembre scorso, durante le ore successiva alla partita tra i Lancieri e il Maccabi).
I risultati
Per i risultati che sta ottenendo con la sua EuroLazio, per il modo con i quali li sta conseguendo, per il calcio d’autore che la sua squadra sta giocando in Italia e in Europa, Baroni è la migliore risposta alle derivazioni pallonare mutuate dal baseball e dal suo algoritmo sabernetico (aargh!), al calcio del moneyball, al logorio degli artifizi dialettici che l’avvolgono nella nuvola dei bla bla bla. Vivaddio, Baroni è un allenatore che ai suoi giocatori chiede di fare le cose semplici per riuscire nelle imprese più difficili, mettendo a frutto l’enorme esperienza maturata in ventiquattro anni di panchine sulle quali si è seduto in ogni categoria: dalla Rondinella alla Lazio passando per Montevarchi, Verona (vice), Südtirol, Ancona, Siena Primavera, Siena prima squadra, Cremonese, Juve Primavera, Virtus Lanciano, Pescara, Novara, Benevento, Frosinone, Cremonese, Reggina, Lecce, Verona. Era una sera uggiosa di novembre di otto anni fa quando ci incontrammo sul campo di allenamento del Benevento, all’inizio di una cavalcata che sarebbe risultata storica. Parlammo a lungo di calcio e di calciatori, di tattica e di tecnica. Mi colpirono alcune parole che ho ritrovato nelle correnti analisi post partita del signore fiorentino e non sono frasi fatte: “La forza di una squadra risiede nella qualità dei suoi giocatori, ma, soprattutto, nell’unione del collettivo, all’interno del quale l’allenatore ha il dovere di apprezzare tutti gli uomini a disposizione”. Cos’altro non è la sistematica e felice rotazione dei biancocelesti di stampo baroniano?
La crescita
E vogliamo dire di quanto sia stata valorizzata la rosa allestita da Lotito e da Fabiani? Nomi? Nuno Tavares, Guendouzi, Castellanos, Dia, Dele-Bashiru, Tchaouna, Noslin, Gigot, mentre capitan Zaccagni ha fatto un evidente salto di qualità e Castrovilli è in fase di recupero dopo i due gravi infortuni patiti in viola. E pensare che in estate, quando la scelta del Senatore cadde su Baroni, nella capitale ci fu chi storse il naso perché il successore di Tudor non aveva alle spalle esperienza internazionale e si rimarcava come non avesse mai guidato squadre di alta classifica. Baroni non ha fatto una piega, sin dal primo giorno di ritiro ad Auronzo di Cadore, riassumendo il suo mantra in tre parole: lavoro, umiltà, unione. Si capisce perché, considerato il mittente, uno dei complimenti più lusinghieri gliel’abbia fatto il magnifico Pedro Rodriguez Ledesma, 37 anni, campione del mondo e d’Europa con la Spagna, 25 titoli in bacheca (fra i quali 3 Champions League, 1 Europa League, 3 Supercoppe Uefa, 2 Mondiali per club), primo giocatore andato a segno in sei competizioni ufficiali nello stesso anno solare: (Liga, Champions League, Coppa del Re, Supercoppa Spagnola, Supercoppa Uefa, mondiale per club. Il secondo è stato Messi, per dire). “Ho un bel feeling con il nostro tecnico: Baroni è un eccellente allenatore, mi piace la sua mentalità e ne ammiro l’umiltà. Per uno come lui, tutti noi diamo il massimo ogni giorno, in allenamento e in partita. Questa è la nostra mentalità”. Baroni si nasce.
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